Spesso, nel linguaggio comune, i termini concime e fertilizzante vengono utilizzati in modo interscambiabile, come se fossero sinonimi. Tuttavia, a ben vedere, non lo sono affatto: ognuno di essi porta con sé sfumature tecniche diverse che spesso sfuggono all’uso quotidiano, generando non di rado confusione e fraintendimenti. Questo disordine concettuale può portare non solo – banalmente – a errori di interpretazione, ma anche a scelte sbagliate nella cura delle colture.

 

La definizione di fertilizzante

Nell’immaginario comune, fertilizzanti e concimi vengono distinti in base alla loro natura e origine: i concimi vengono tipicamente associati a sostanze di origine naturale, mentre i fertilizzanti vengono solitamente collegati a prodotti di sintesi chimica. In realtà, però, non è propriamente così.

Ma partiamo dalle basi: fertilizzanti e concimi hanno entrambi lo scopo di nutrire il suolo, fornendo quindi le sostane nutritive di cui necessita per supportare la crescita delle colture.

Per quanto riguarda il concetto di fertilizzante, la legge 748/1984 ne da una definizione precisa: con fertilizzante si intende ogni sostanza che, per il suo contenuto in elementi nutritivi oppure per le sue peculiari caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche contribuisce al miglioramento della fertilità del terreno agrario oppure al nutrimento delle specie vegetali coltivate o, comunque, ad un loro migliore sviluppo.

Il termine “fertilizzante” è un termine ombrello, che quindi racchiude nella sua definizione sia concimi che ammendanti. Questi ultimi, a differenza dei concimi, non forniscono nutrienti diretti alle piante, ma agiscono migliorando la struttura fisica, chimica o biologica del suolo.

 

La definizione di concime

Come anticipato nel paragrafo precedente, i fertilizzanti comprendono prodotti minerali, organici e organo-minerali che si suddividono a loro volta in “concimi” e “ammendanti correttivi”.

I concimi, stando sempre alla legislazione, vengono definiti come quelle sostanze, naturali o sintetiche, minerale od organiche, idonee a fornire alle colture l’elemento o gli elementi chimici principali della fertilità a queste necessarie per lo svolgimento del loro ciclo vegetativo e produttivo.

I concimi, quindi, possono essere:

  • Minerali, e a loro volta si suddividono in concimi minerali semplici (azotati, fosfatici, potassici) e composti (azoto-fosfatici, azoto-potassici, fosfo-potassici, azoto-fosfo-potassici);
  • Organici, che possono essere azotati o azotofosfatici;
  • Organo-minerali, che possono essere azotati, azoto-fosfatici, azoto-potassici, o azoto-fosfo-potassici.

I concimi si possono trovare allo stato solido (sotto forma di granulari, polveri o pellet), liquido (nel caso di soluzioni e sospensioni), e gassoso (nello specifico caso, ad esempio, dell’ammoniaca anidra, applicato direttamente al suolo attraverso sistemi di iniezione).

Sul mercato, il più diffuso e utilizzato è senza ombra di dubbio il concime NPK, con le sue diverse formulazioni che combinano azoto (N), fosforo (P) e potassio (K) in proporzioni variabili per soddisfare le esigenze di tutte le colture.

 

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