
Concime NPK 20-20-20: come e quando usarlo?
Il concime NPK 20-20-20 viene spesso considerato come il “jolly” dei concimi. Difatti è un fertilizzante molto versatile, adatto a diverse colture e numerosi momenti del ciclo produttivo, proprio in virtù del rapporto bilanciato nei suoi componenti (azoto, fosforo e potassio, tutti presenti al 20%).
In commercio si trova spesso idrosolubile (microcristalli o polvere) o in forma liquida per fertirrigazione e uso fogliare, talvolta arricchito di microelementi chelati (Fe, Zn, Mn, Cu, B, Mo) per prevenire microcarenze e migliorare l’assorbimento.
Anche se spesso definito un concime “universale”, il 20-20-20 rimane comunque un prodotto da usare con attenzione: richiede comunque attenzioni e valutazioni specifiche, aspetti che approfondiremo nel seguente articolo.
Quando scegliere il Concime NPK 20-20-20?
Come accennato nell’introduzione, il concime NPK 20-20-20 fornisce alle colture i tre macroelementi principali in quantità equilibrata. È quindi la soluzione ideale quando non si vuole privilegiare un singolo nutriente e garantire un apporto uniforme, ossia quando le piante non presentano esigenze legate a un elemento specifico e quando il terreno è già ben dotato di elementi nutritivi.
Al contrario, se le piante mostrano necessità più mirate (ad esempio più fosforo per stimolare la radicazione, oppure più potassio per migliorare la qualità e la maturazione dei frutti) o se il terreno risulta povero di uno dei tre elementi, allora è necessario orientarsi verso concimi con formulazioni diverse e più mirate.
Altri fattori, come la stagione, la zona climatica o l’età della pianta, incidono senz’altro sulla scelta, ma vanno sempre interpretati alla luce della coltura e della fase fenologica. Più che il clima o l’età in sé, quello che conta davvero è individuare il momento del ciclo vegetativo (radicazione, crescita, fioritura, maturazione) e capire quali nutrienti sono più richiesti in quella fase.
Concime 20-20-20: quando usarlo
- Fase di ripresa vegetativa (primavera-estate). Durante la crescita attiva, la maggior parte delle colture beneficia di un apporto equilibrato: il 20-20-20 favorisce lo sviluppo sia dell’apparato vegetativo sia di quello riproduttivo, senza rischi di squilibri.
- Fase post-trapianto e radicazione “assistita”: subito dopo il trapianto (o alla ripresa delle piante in vaso), il 20-20-20 aiuta a rimettere in moto sia radici che parte aerea, specie in sistemi fertirrigui o in serra. Tuttavia, per stimolare fortemente le radici, spesso si preferiscono titoli più fosfatici (es. 12-48-8).
- Fase di pre-fioritura: in questa fase le piante richiedono energia equilibrata, perciò il concime 20-20-20 è l’ideale per dare una “spinta” in fioritura e ai primi stadi di frutticini senza sovraccaricare di potassio o azoto.
- Ingrossamento frutti (early–mid): spesso all’inizio dell’ingrossamento dei frutti il concime bilanciato è ancora utile, prima di passare a concimi più ricchi di potassio in pre-maturazione.
Inoltre, il concime NPK 20-20-20 rappresenta un “universale” molto utilizzato nel florovivaismo: fornisce equilibrio a piante da fiore, ornamentali e in vaso, che hanno fabbisogni variabili e cicli produttivi continui. Anche per i tappeti erbosi spesso viene utilizzata questa tipologia di concime, per uniformare colore e crescita. Tuttavia, bisogna valutare bene la pianificazione annuale di N-P-K per evitare eccessi.
Concime 20-20-20: come usarlo
Come visto precedentemente, la maggior parte del concime si trova in commercio in forma idrosolubile (microcristalli o polvere) o liquida (già pronto all’uso) per essere poi applicato tramite fertirrigazione o per via fogliare. Vediamo nello specifico le due modalità di applicazione.
Fertirrigazione
È il metodo più comune, si dosa il liquido direttamente nell’acqua di irrigazione (a goccia, a pioggia o in microirrigazione). In questo modo, i nutrienti arrivano subito alle radici in forma disponibile.
Le dosi possono cambiare molto in base al tipo di coltura e alla fase di crescita: non tutte le piante, infatti, hanno lo stesso fabbisogno. Vediamo alcuni esempi pratici:
- Ortaggi da frutto (pomodoro, peperone, melanzana): in totale circa 200–400 kg per ettaro a stagione, distribuiti in più turni.
- Patata e fragola: fabbisogno più elevato, anche 400–700 kg per ettaro nel corso del ciclo.
- Frutteti, vite e olivo: meglio piccole dosi ripetute, intorno a 25–75 kg per ettaro ogni 10–15 giorni nelle fasi di crescita attiva e allegagione.
Applicazione per via fogliare
Questa modalità prevede che il liquido venga nebulizzato sulle foglie (sempre diluito nelle giuste proporzioni). È una soluzione ideale quando serve un intervento rapido.
In questi casi generalmente si sciolgono 1,5–3 grammi di concime per ogni litro d’acqua su colture orticole/frutticole. Per le piante da fiore bastano invece dosi più leggere (circa 1 g/L).
Ciascun trattamento va effettuato con un intervallo di 7-15 giorni dal precedente, adattando la frequenza anche in base al tipo di coltura e la fase di crescita.
È importante ricordare che questo tipo di applicazione va fatta sempre al mattino presto o alla sera, e mai nelle ore calde (o si corre il rischio di bruciare le foglie).
Gli errori da non fare
- Usarlo “alla cieca” senza guardare dotazione del suolo e obiettivi di fase (in certe fasi servono titoli diversi).
- Applicare il concime per via fogliare durante gli orari caldi, in quanto aumenta il rischio di bruciature e perdite per evaporazione.
- Utilizzare volumi e concentrazioni eccessive o troppo scarse, in quanto quantità eccessive possono provocare squilibri nutrizionali o addirittura danni all’apparato radicale, mentre dosi troppo ridotte rischiano di non apportare benefici concreti.